giovedì 23 luglio 2015

Imparo, imparo, imparo. Un cazzo.

Ve lo ricordate Kintaro Oe? Cos'era? Un anime, un manga? Non lo so io non ci capisco niente di robe giapponesi. Però ogni tanto, da ragazzina, guardavo il cartone animato iper censurato su mtv ed ero affascinata da 'sto Kintaro che ogni tre per due cambiava lavoro, dopo aver appreso l'apprendibile (non prima d'aver soddisfatto cape e/o colleghe). E andava in giro (suppongo) per il Giappone, con la sua bici dicendo "Imparo, imparo, imparo" e cercando di puntata in puntata un nuovo impiego e nuove cape tettone da sollazzare. Beh, trovo bellissima l'idea di imparare il più possibile di un mestiere, per poi trovarne un altro da cui trarre nuovi insegnamenti.

E qui la storia si ripete: mi sono licenziata.
Di nuovo
Cazzo che furbona che sono. Niente. È più forte di me: dopo al massimo 18 mesi devo cambiare. O sclero. Solo che stavolta non ho imparato un cazzo. Oddio. Potrei elencare diverse cose apprese, soprattutto cosa evitare circa il popolo olandese, ma di questo ne ho già parlato a grandi linee nel post precedente.  
Il problema non è tanto cosa ho imparato o meno (e quindi quanto tempo ho mal utilizzato della mia vita), bensì che cazzo di problema ho? Perché mi licenzio sempre? Soprattutto: perché quando vedo avvicinarsi la fine del contratto (anche se quasi certa del rinnovo), trac, do le dimissioni? Mi sembra di essere tornata indietro di 15 anni, quando mollavo io i miei "filarini" per paura che mi mollassero prima loro. 
È vero, questo lavoro mi ha distrutta, sfruttata, fatto mettere su parecchi chili e sballato completamente il ciclo sonno-veglia (con conseguente costante stato umorale di premestuo ). E sostanzialmente mi sono licenziata per queste motivazioni. Ma non so comunque, in caso contrario, se avessi continuato. Ho paura che 'sta storia dei 18 mesi si ripeterà a vita. Ma quando avrò 50 anni, chi mi si inculerà più per soli 18 mesi?

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