La fortuna è che in questi mesi mi trovo in Italia. Non so ancora se ci resterò o ripartirò.
La fortuna è che do una mano ai miei vecchi con le loro cose: orto, bestie, casa, buttare via roba vecchia, fargli compagnia.
La fortuna è che mi godo quel che mi è mancato per un bel po'. E cioè tutto questo.
La sfiga è che sono in lista di attesa per un intervento e guarda caso, il servizio sanitario nazionale funziona benissimo proprio quando non è necessario e quindi a giorni mi chiamano.
La sfiga è che mio padre un intervento lo ha appena fatto.
La sfiga è che non cammina.
La sfiga è che gli si può rompere quel coso che gli hanno messo al posto dell'anca con una scorreggia di gallina.
La sfiga è il terremoto.
Non lo avevo mai sentito il terremoto, io. Fa paura da bestia, perché non è come la guerra: quella teoricamente, ipoteticamente, utopicamente, la puoi anche fermare. Il terremoto mica funziona che tutti decidono che deve smettere e quello smette.
Ma la cosa che fa più paura è quando cresci e anche se nella vita non hai combinato un cazzo, ti tocca il passaggio del testimone: sei tu che ora ti devi prendere cura dei tuoi genitori.
Non è che proprio non l'ho mai sentito un terremoto. Solo che quelli del 26 e del 30 Ottobre mi hanno devastata. Non per l'evento in se': sto con uno che i terremoti li studia, mi ha ben educata alla questione sisma. Ma per l'incolumità di chi ti sta vicino. Ed è qui che ti senti di dover diventare responsabile di quelli che per una vita sono stati i tuoi eroi invincibili: mamma e papà.
Così è stato ed è tutt'ora in queste ore di panico. Non lo fai, ma vorresti piangere un casino fino a farti venire il mal di testa e gli occhi gonfi. E allora "Papà, se ne viene una brutta ti prendo in spalla, in braccio, ti trascino. Non importa se ti spacco lo spaziatore, quello si rifà. Tu magari piglia qualche antidolorifico nel frattempo. Dormi vestito. Mamma, preparo lo zaino, ci metto le medicine del papà."
...
Non fa per me. Io non ce la faccio. Anche se in questa casa niente è crepato e per ora il vero terrore è nel cuore dei miei compaesani pochi chilometri più a sud, non riesco a fare la doccia per paura di dover correre nuda ad aiutare i miei. Io lo so che crollo. Io ho ancora 8 anni e tengo per mano la mia mamma e la abbraccio e la bacio e piango perché voglio stare con lei e con nessun altro. Io ho ancora troppo bisogno dei miei eroi invincibili e questo fottuto terremoto doveva aspettare un po', almeno fino a quando mio padre sarebbe tornato a correre dietro ai fagiani e ai caprioli e a cristonarmi dietro che sono una pelandrona.