sabato 18 ottobre 2014

Anima fragile (credits Vasco)

E la vita contiii....nuá dice Vasco Rossi.
Anche se a me Vasco Rossi fa un pò cagare. Ma soprattutto al momento mi fa cagare questa vita mediocre, alla quale mi accodo senza troppe pretese perché troppo pigra ed esausta per tentare (invano) alcun misero cambiamento. "E allora checcacchio vuoi?" mi dico io? Ma niente, non voglio proprio niente. No, cazzata. Vorrei vegetare sul divano fino ad esalare il mio ultimo respiro, circondata solamente degli affetti più cari: birra, cibo fritto precotto surgelato, maionese, nutella per spezzare la monotonia del salato e una sigarettina per digerire. E da capo. Ovviamente avrei bisogno di Netflix. Maledetto Netflix è diventato una droga. Tu gli chiedi qualcosa e lui ce l'ha. Mi sono addirittura rivista quella trashata di "teeth" (se volete vedervi un film veramente trash su una con la vagina dentata, cercatelo: è tremendo).
Sto divagando per non ammettere che mi viene da vomitare in questi miei panni. Soprattutto se penso che tanto ormai nessuno mi salverà mai più. 
Comunque due canzoni di Vasco le adoro: la nostra relazione e anima fragile. E la seconda mi riporta alla mente quanto ero fica e tosta a 18 anni. E che a 18 anni non tornerò mai più.

lunedì 22 settembre 2014

Mai abbassare la guardia

Io ci stavo bene a casa mia. Beh, a casa dei miei. Con i miei.
E invece mi sono detta che ormai era ora di fare un passo in avanti, di smettere di avere sempre paura delle persone e di cominciare finalmente a considerare l'eventualita' di tornare ad avere fiducia in qualcuno. Del resto dopo sei anni uno si fa una vaga idea se di una persona si puo' fidare o meno, no? Cazzo, mica si tratta di sei mesi. E invece SBAM!
"Brutta cogliona, cosa hai abbassato a fare la guardia?".
"Chi e'? Chi sei?".
"Come chi sono, razza di idiota. Sono la tua autostima".
"Ah, perche', ci sei anche?".
"Si, imbecille. C'ero. Ora mi ti sei giocata come ad una mano a bestia. Hai puntato troppo e hai perso troppo. Io ti avevo detto di non fidarti, ma tu invece hai fatto di testa tua <<perche' cicci' e cocco', ho bisogno di fidarmi di nuovo di qualcuno, in fondo questo e' a posto>> e adesso non solo sei al punto di partenza, ma sei anche nuda come un verme! Arrangiati, ti avevo detto di non fidarti di nessuno, ora sono affari tuoi".
"Ma io adesso come faccio?".
"... ... ...".
Si perche' bene o male e' questa la conversazione che ho nella mia testa tra me e me.
Esistono persone che dicono di avere poca autostima, poca fiducia nel prossimo e verso se stesse, ma che tutto sommato si comportano in modo tale da stare bene e sbattersene in generale un po' di tutto e tutti.
Esiste poi quella categoria di persone che non sbandiera ai quattro venti le proprie debolezze, ma che in effetti conduce un'esistenza faticosa, all'insegna del pessimismo, della negativita', della sfiducia e della paura. Il piu' delle volte non credo che nascano cosi'...come dire, sfigate. E' che ci diventano per una serie di motivi e cause concatenate che le portano inevitabilmente a patire il vivere. Poi 'sti sfigati incontrano qualcuno. Eh, per forza. Prima o poi la incontrano l' agognata "anima gemella". Ma soffrono. Soffrono perche' hanno paura. Perche' non si fidano. Perche' non credono in se stessi. Perche' sono stati tante volte feriti, abusati, violentati, mangiati, picchiati, derubati, sporcati, spogliati, disprezzati. Fino a quando decidono che e' giunta l'ora di riemergere, perche' ormai sono "grandi" e sicuramente alla prossima inculata avranno le spalle abbastanza larghe da farsi scivolare tutto e ricominciare da capo. E invece succede di nuovo. Ferite, abusi, violenze, morsi, percosse, scippi, sporcizia, denudamenti, disprezzamenti. Un deja vu. E si sentono mancare la terra sotto ai piedi, perche' si rendono conto tutto d'un tratto che le spalle non ce le hanno affatto larghe. Che sono di nuovo da soli a soffrire e rimuginare, aspettando semplicemente che quella tenia cominci a divorarli da dentro, sperando solo di scomparire il piu' velocemente possibile.

Poi arriva l'incertezza. Perche' quando svanisce l'effetto del trauma iniziale ci si prova razionalmente a domandare se in parte non sia tutto dovuto alle proprie ataviche problematiche. Ma resta un'incertezza. E se non vuoi buttare via tutto, con l'incertezza ci devi convivere. E decidi che vale la pena di stare li a tormentarti per chissa' quanti altri mesi o anni, cercando con fatica di ricominciare tutto dall'inizio e pregando di non essere di nuovo inculato. O di non esserlo mai stato.
 

giovedì 19 giugno 2014

Aggiornamento e sorrisi.

Aggiornamento freddo.
Siamo ormai giunti ben oltre la meta' di Giugno e il clima qui (per me) e' quello del nostro marzo. Ma il marzo pazzerello di una volta. Quello dove vai ancora in giro con la giacca.
Loro invece (gli autoctoni) sono in infradito. E ovviamente non mancano di deridermi bonariamente quando vedono tutti i miei strati durante la vestizione/svestizione per raggiungere o abbandonare un luogo. Ma io che devo fare se sento freddo?
Ma diamo a Cesare quel ch'e' di Cesare. Ci sono state delle splendide giornate. Fredde, ma splendide. Sono nati gli agnellini, sono anche cresciuti e li hanno pure macellati (buoni in effetti). I campi si sono riempiti di fiori tipici e il mio micro balcone e' diventato una selva. Si perche' sto tentando di far crescere dei pomodori in vaso. Un'autoctono mi ha detto che e' praticamente un successo se qui di sei piante mi crescera' un pomodorino raggrinzito. Vedremo.
Ad ogni modo per non farci abituare troppo alle splendide giornate di cui sopra, oggi il tempo fa schifo.
Lavoro.
Ovviamente non faccio quello che facevo prima, ma almeno porto a casa qualche soldino (come direbbe la mamma).
Ammetto di non essere affatto dispiaciuta per il cambio drastico. Non sento la mancanza dello stress, dell'ansia, del portarmi a casa le angosce lavorative, o meglio il classico "burnout" dei lavori inerenti al sociale. Sono probabilmente molto egoista in questo periodo della mia vita, ma devo dire che non me ne frega nulla. Mi sento molto rasserenata dal non dovermi piu' portare dentro quel gran peso.
Qui sull'isola la gente e' davvero cordiale. Non so se sia una facciata o se il fatto che "siamo tutti sulla stessa barca" valga sul serio (del resto quest'isola e' grande quasi come una barca). Devo ancora scoprirlo. Fatto sta che con me sono davvero tutti molto gentili. Sara' che noi italiani sorridiamo sempre, sara' che loro rispondono semplicemente al nostro sorriso.

PS: FORZA PIRLO!